CALOLZIOCORTE/BOLLATE – Uscire dalla realtà scolastica per entrare in quella vera,
cruda, umana. Questo l’intento con cui due classi dell’Istituto Rota di Calolziocorte, la 4ªG
del liceo scienze umane e la 4ªL dell’economico sociale, hanno partecipato all’incontro
con i detenuti del secondo reparto della casa di reclusione di Milano-Bollate.
Dopo numerosi livelli di controllo e sicurezza, a rompere il ghiaccio è stata l’arteterapia,
guidata dalla malgratese Luisa Colombo: lavorare in piccoli gruppi di circa tre studenti e tre
detenuti con l’obiettivo comune di realizzare un piccolo prodotto artistico ha permesso di
aprirsi a vicenda; ed è così che è avvenuto uno scambio – autentico e senza veli – di pezzi di
vita. Questo ha permesso di osservare in prima persona una grande differenza fra la libertà
fisica, che i detenuti non hanno, e quella intellettuale, che invece caratterizza, o almeno così
dovrebbe essere, il genere umano in toto: lì dentro c’è anche chi sta studiando per un diploma
in AFM (l’ex ragioneria) anche se uscirà dalla cella ormai ultracinquantenne e chi, nonostante
una condanna fino alla morte, sta scrivendo un romanzo, come a testimoniare la voglia di
raccontarsi e di vivere.
Previdentemente erano stati collocati nella sala comune dei fazzoletti e dei rotoloni di carta
assorbente: in entrambe le squadre, se così possiamo chiamarle, non sono mancate sane e
sincere lacrime di commozione come a testimoniare l’umanità di quanto stava avvenendo
nell’aprire la porta dei propri animi, scoprendo – non senza alcuni indugi – le fragilità che
tutti abbiamo. Forse ci ha giocato anche lo stupore di trovarsi davanti individui diversi da
come ce li si immaginava; del resto, per dirla con lo psicologo statunitense Allport, «i
pregiudizi (che tutti abbiamo) si combattono con l’esperienza diretta»: andare a vedere e
parlare con le persone è un ottimo inizio.